
Tieni…indossala …vivila, ma soprattutto…lasciala più ricca a chi verrà dopo di te!!!
Queste poche righe desiderano essere una saluto di “in bocca al lupo”, e un augurio a provare a vivere con entusiasmo questa maglia e, contemporaneamente, una breve autoriflessione e invito a tutti noi amanti dello spinning® anche in questo periodo di “coronavirus”!
Quante volte abbiamo sentito dire e diciamo: “ma noi abbiamo tanta passione……….” “occorre essere un team”, , “non è andata bene.. ma non mi hanno aiutato”!
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In questi ultimi 20 anni mi sono trovato in ogni stagione a vivere cosidetti “ritiri”, camp, convention, lezioni da “remoto” e in tante occasioni si usciva da questi momenti fatti di riunioni, giornate trascorse 24h su 24h, prove tecniche, dirette/differite sui “social” con giusto e grande entusiasmo e con la convinzione di essere bravi, quasi invincibili, di fare un opera utile, di “essere un team”.
Ho quasi sempre avuto un ruolo di coordinatore e/o responsabile sportivo in questi ultimi anni e nel parlare con i miei presidenti mi permettevo di dire “stiamo attenti”…essere bravi in ambienti “ovattati” come in quei “ritiri”, camp, convention, o schermarsi dietro un “lo faccio perché è un momento importante e metto la mia passione al servizio di….”, è una prima base di partenza ma la vera prova è il vivere e proiettare la quotidianità, dove il più delle volte non ci sono schemi preconfezionati ma situazioni da comprendere velocemente e risolvere nel più breve tempo possibile ( “saper leggere le situazioni”).
Quindi si scopre che quando siamo usciti dal quel primo camp, riunione, webinar … probabilmente eravamo un gruppo e non ancora un team….( il gruppo è insieme di persone che stanno assieme magari anche in modo coeso…. Un bel gruppo che fa spinning assieme…, il team è invece un aggregato di persone, con competenze diverse, che condividono un obiettivo chiaro, strategie definite ma in primis ruoli stabiliti e accettati).
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Ora iniziamo a pensare di “sommare”, “far interagire” la passione con il gruppo che diventa un team ……
Intanto rileggendo le righe sopra comprendiamo bene come la passione si colloca e vive con un ruolo ben diverso a seconda che sia un sentimento di un gruppo o un elemento caratterizzante le individualità di un team…
Molte volte ascolto discorsi che trovano nel termine “passione” una autogiustificazione prima o un alibi poi, per andare oltre i regolamenti e i comportamenti professionistici che pretendiamo pero’ ci vengano riconosciuti perché…. abbiamo “pàthos”, e per questo abbiamo sostenuto una formazione tecnica….perchè noi dedichiamo tempo e energia a quella situazione!
Ma i professionisti che conosciamo negli sport che ci appassionano, o i ragazzi che hanno frequentato 5 anni di studio nelle facoltà, anche se vengono pagati a peso d’oro o hanno pagato molto le tasse universitarie, o una formazione specifica possono dietro il termine “passione”, che sicuramente hanno quanto noi, permettersi tutto?
O dovranno fare riferimento ai loro team leader per condividere idee, affidarsi a loro per essere guidati per il bene dell’organizzazione, per il bene di quella maglia…. Del team?
Credo che tutti abbiamo invece l’onere di avere una auto esigenza tale da dover studiare come crescere prima la nostra cultura e tecnica personale di valori sportivi nel nostro ruolo, per essere anche portatori di valori nella vita e, a “castata”, possiamo essere migliori nel nostro ruolo, sommando a tutto questo la “passione” che diventa il valore aggiunto che ti porta a eccellere.
- “non mi hanno aiutato e non è andata bene… è colpa di……”
I miei formatori mi avrebbero chiesto: “ma ti sei messo nelle migliori condizioni di essere aiutato?”
Condivido qui un discorso di un coach collega che ha vinto tanto e parla a ragazzi giovani pochi giorni addietro:
“….ciò che penso e con ciò che voglio da un mio giocatore.
Quello che invece X e un altro paio di persone non hanno compreso è che io ho passato l’ intervallo della partita (15’) a parlare di strategia.
E se indico una strategia voglio che sia messa in campo.
E la strategia era mentale non tattica quindi poteva essere seguita al centimetro.. mentre un qualcosa sul gioco può anche non riuscire. La strategia era di non infiammare il match perché quando sei più debole devi essere più forte su altre cose per eccellere. Io ho vinto 4 scudetti e mai una volta eravamo più forti delle squadre nazionali incontrate.
Mi hanno insegnato cose che io applicavo a 15 anni, quindi ero inesperto. Le applicavosemplicemente perché mi venivano dette. Perché per me erano giuste a prescindere.
Perché se c’è una guida o la segui o non la segui. E se la guida si dimostra abbastanza competente lo fai anche con maggiore convinzione. Per questo motivo pretendo un maggiore sforzo mentale affinché venga valorizzato l’impegno di tutti a farci stare bene. Il punto sta nell’UMILTÀ, la convinzione va benissimo ed è indispensabile per emergere. Ma se la convinzione oltrepassa la linea diventa PRESUNZIONE …”
Come lasciare la maglia più ricca di come te l’hanno data è una splendida sfida, carica di responsabilità, che prende consapevolezza che il primo momento in cui ci siamo trovati eravamo un gruppo, poi con del tempo da dedicare (variabile a seconda della cultura dei singoli) possiamo diventare un team,
PROVARE A CONFERMARE OGNI GIORNO DI ESSERE UN TEAM,
capace di analizzare assieme, nel rispetto dei ruoli, le sempre nuove situazioni che ogni giorno accadono e che risolvendole rendono in modo semplice più ricca quella maglia perché dietro….. ci mettiamo passione.
Roberto Sara
Spinning Master Instructor
Laurea Scienze Manageriali – Indirizzo sportivo
“…la vita non è una piccola candela, ma una splendida torcia che mi è stata data per questo momento e voglio farla ardere quanto più luminosamente possibile prima di passarla a chi verrà dopo di me” G. Bernard Show